Don Gabriele un pastore per la comunità

Domenica scorsa don Gabriele, commentando a caldo il suo trasferimento nelle valli del Luinese e l’arrivo di un giovane prete, ha utilizzato il titolo dell’Oratorio feriale estivo di quest’anno: “Via vai”, alludendo ironicamente al fatto che in questo periodo la nostra
Comunità Pastorale è un “via vai” di preti. Una bella immagine, che stempera un po’ la tensione ma che, se letta bene, ci può aiutare a comprendere la vita del prete. La prima cosa che mi suggerisce questa immagine è che il prete ha una vita “in movimento” come, d’altra parte, dovrebbe essere per ogni discepolo di Gesù. Anzitutto un movimento interiore, perché ha bisogno di rinnovare ogni giorno le sue
scelte, le motivazioni che lo sostengono, e questo lo può fare incamminandosi ogni giorno verso la sorgente del suo ministero che è l’incontro con Gesù nella preghiera e nell’Eucaristia. È a lui solo che il prete si è legato, ed a Lui solo che deve legare le persone a cui è inviato. Nel vivere il suo ministero, poi, ha bisogno di cercare sempre nuovi modi per annunciare il Vangelo di sempre; non può pensare di vivere di rendita, e vale anche per lui quanto diciamo per le nostre comunità: non ci si può accontentare di ciò che abbiamo sempre
fatto. È una espressione, questa, che suona come giustificazione della propria pigrizia e di tentativo di tenere stretti gli spazi di potere conquistati. Anche il prete, come tutti, ha bisogno di rinnovarsi, e il fatto che di tanto in tanto gli sia chiesto anche di cambiare la comunità da servire, lo può aiutare a rinnovarsi, oltre che a mettere a frutto ciò che ha imparato dalle stesse comunità con cui ha camminato; certamente lo può aiutare a mantenere quella libertà di cuore che è fondamentale per vivere la sua vocazione e il suo ministero. L’immagine del “Via vai”, però, mi suggerisce anche un altro pensiero, ed è il fatto che le vite dei preti si incrociano in mille modi, e ad ogni incontro la vita del prete si arricchisce. È l’esperienza che ho vissuto in questi cinque anni con don Gabriele: un’esperienza di fraternità e anche di condivisione molto concreta, a partire dalla vita quotidiana. È l’esperienza fatta con i preti del Decanato: in questi anni alcuni sono partiti, altri sono arrivati; fisionomie di preti molto diversi l’uno dall’altro, ma anche in questo caso, ogni incontro diventa un’occasione di crescita, oltre che di fraternità. È l’esperienza che si vive nel rapporto tra preti giovani e preti anziani. Non è sempre facile gestire questo rapporto, ma in questi anni ringrazio il Signore di aver potuto accompagnare nel loro cammino verso il presbiterato don Ludovico, don Matteo Garzonio il seminarista Gianluca: dai giovani, soprattutto, imparo la freschezza e la passione nel dedicarsi al servizio del Vangelo. Ora a me, ma anche a tutta la nostra Comunità, è chiesto di accompagnare un prete
giovane all’inizio del suo ministero, in un “via vai” che deve essere scambio di doni, nella capacità di accoglienza e nella disponibilità alla collaborazione, nella consapevolezza che il prete è a servizio della comunità, ma che anche la comunità può aiutare il prete a crescere e a maturare la sua vocazione. Sì, c’è un Via Vai di preti in questo periodo nella nostra comunità. Può essere, però una benedizione per tutti. Per il prete, se saprà cogliere il cambiamento come occasione per rinnovarsi nel servizio a Gesù alla Chiesa. Per la Comunità, perché venga scossa dalla tentazione di accomodarsi sulla poltrona della ripetitività senza slancio e senza passione. Una Chiesa in movimento: è una sfida per tutti. È la sfida che ci sta davanti, senza particolari nostalgie per il passato.

Don Gabriele un pastore per la comunità

Non abbiamo ancora fatto in tempo a metabolizzare le forti emozioni dell’Ordinazione presbiterale di don Ludovico, che un altro grande cambiamento si sta realizzando per la nostra Comunità. Venerdì sera il Vicario della nostra Zona di Varese, Mons, Franco Gallivanone, è venuto ad annunciare la partenza di don Gabriele dalla nostra Comunità, per andare a servire la Chiesa di Milano in sette Parrocchie della Val Veddasca e della Val Dumentina, a partire dal prossimo settembre.
Per don Gabriele questa sarà una sfida importante, e anche nei suoi confronti nascono in me tanti sentimenti nel cuore: fatica a lasciar partire un fratello con cui si è collaborato per qualche anno, riconoscenza per lo spirito di preghiera e di servizio che lui ci ha testimoniato, speranza che anche dalla nostra Comunità abbia raccolto qualche dono prezioso che lo possa sostenere nella nuova avventura che sta iniziando. Don Gabriele è un secondo cono che consegniamo alla Chiesa di Milano, dopo aver consegnato la settimana scorsa don Ludovico. Un dono da cui è faticoso distaccarsi ma si sa, i do-ni veri costano, ma anche nel caso del dono di un prete dovremmo poter dire con San Paolo: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20,35), orgogliosi di avere doni da offrire, e certi che il dono fatto con carità non viene perduto, ma viene moltiplicato. Avremo modo di ripensare con più calma i momenti di queste due “partenze”, quella di don Ludovico e quella di don Gabriele. Intanto però dobbiamo prepararci anche ad un nuovo arrivo, che sarà quello di un “prete novello”, uno dei diciassette compagni di don Ludovico. Sapremo chi è soltanto dopo il 20 giugno quando ai preti novelli sarà consegnata la nuova destinazione. Sappiamo, però, che sarà dedicato in modo particolare alla pastorale giovanile della nostra Comunità in collaborazione con gli altri preti della pastorale giovanile del nostro Decanato. L’introduzione nel ministero di un prete che è all’inizio richiede una particolare cura da par-te di tutta la comunità, e in particolare da parte del parroco a cui è affidato. Per questo i Superiori del seminario chiedono che possa vivere in stretto contatto con il parroco con momenti importanti di vita comune. Questo comporterà qualche cambiamento anche nell’organizzazione della vita pastorale, che non dobbiamo prendere come un impoverimento, ma come una sfida per rinnovarci, guardare avanti, ripensare le modalità dell’annuncio del Vangelo e delle proposte pastorali.
Forse non siamo ancora pronti, ma questi cambiamenti ci impongono, ancora una volta, a non fermarci all’esistente, a non ragionare con il criterio di chi dice: “Abbiamo sempre fatto così”, ma a cercare di capire che cosa Dio vuole anche dalla nostra comunità, perché se è vero che c’è un discernimento personale (che cosa vuoi, Signore, dalla mia vita?), è altrettanto vero che c’è un discernimento comunitario (che cosa vuoi, Signore, per questa nostra comunità?).
I cambiamenti provocano indubbiamente qualche scossone, ma per trovare nuovi equilibri, per annunciare il Vangelo di sempre in contesti sempre nuovi.

Il nostro Arcivescovo ha pensato per noi questo cambiamento, certo che possa far crescere la nostra comunità. Noi accogliamo con disponibilità questa sua decisione, accogliamo questa nuova sfida mettendoci di nuovo in gioco.
Si mette in gioco don Ludovico con l’entusiasmo degli inizi. Si mette in gioco don Gabriele nella sfida della guida di una comunità pastorale molto estesa. Mi metto in gioco io come Parroco con un giovane sacerdote e in una prospettiva pastorale che dovrà un po’ cambia-re. Si deve mettere in gioco tutta la comunità, con un solo pensiero, che è quello di come rendere più efficace il Vangelo oggi, con le risorse che abbiamo, con le fatiche che dobbiamo affrontare, ma anche con la certezza che il Signore accompagna il nostro cammino, e che sa far spuntare i fiori anche nel deserto come ci è capitato di riconoscere nel dono della voca-zione di don Ludovico.